Estratto dal catalogo della mostra “VICINO.NON QUI."
della Galleria civica di Trento.
Quando hai capito che il lavoro che stai portando avanti poteva essere la tua strada?

Hier stehe ich, ich kann es nicht anders!
(Qui io sto, non posso fare altrimenti)
[Martin Luther]

Il concetto di strada non mi piace. Sa troppo di carriera. Preferirei il concetto di organismo, di predisposizione. Anche nella genetica esiste la predisposizione. Certi geni possono però essere dormienti, ossia non attivi. Per quel che riguarda l’arte, direi che in me si è risvegliata verso i vent’anni. Prima era in dormiveglia. Avevo più che altro un comportamento artistico. Poi tramite mia moglie conobbi in Germania i primi artisti che desideravano farlo professionalmente. Fu da allora che mi sono dedicato all’arte seriamente.


Quali sono le tematiche essenziali della tua ricerca?

Less is more, di meno è di più!

Esiste l’arte, esiste la poesia, esiste la bellezza, ma esiste anche il conflitto. Il conflitto esteriore e interiore. In un certo punto queste componenti si fondono in una sublimazione. L’obiettivo artistico? La semplicità del risultato estetico. Il “di meno” appunto! Poiché nel di meno è il di più.



Pregi e difficoltà del tuo lavoro e del tuo ambiente creativo?

Nel nord della Germania tengo una pianta di limoni.
Mi dà due poveri frutti. I frutti della sua persistenza.
Anch’io devo imparare a dare il massimo di me stesso, là dove mi trovo, adesso, subito!

Vivo l’essere artista come un equilibrista sulla corda. L’equilibrista cammina sulla corda distanziato dalla realtà e tenendosi in equilibrio con un’asta, l’asta dell’arte. Se si lascia distrarre cade! Il risalire poi, diventa sempre più faticoso.



Come ti rapporti e come vedi il tuo lavoro dentro le dinamiche della contemporaneità?

Risponderei così:
Sai nuotare nel mare della menzogna?
Come?
Rendendosi conto che mentendo a sé stessi, si affoga!



Che relazione hai con il tuo territorio di origine, il Trentino, e come si sposa questa “origine” con la tua ricerca e con la città in cui vivi oggi?

Di notte
Guardo quei due che sotto una coperta dormono nel piscio degli altri.
Bruciati dall’esistenza o santi?

Il mio “imprinting estetico” si è creato in Trentino. È lì infatti che sono nato e che ho vissuto la mia infanzia e gioventù. Rimanendo però in un linguaggio letterario direi che il Trentino è sostanzialmente per me quello che per il Leopardi sono state le Marche. «Anzi osservate che forse la massima parte delle immagini e sensazioni indefinite che noi proviamo pure dopo la fanciullezza e nel resto della vita, non sono altro che una rimembranza* della fanciullezza, si riferiscono a lei, dipendono e derivano da lei, sono come un influsso e una conseguenza di lei; o in genere o anche in ispecie» (Giacomo Leopardi, Zibaldone)
Per quel che riguarda il mio rapporto con l’arte in Germania, leggevo uno scritto di De André in cui diceva che la canzone di Marinella era nata da un trafiletto di un giornale nel quale si parlava del ritrovamento del corpo di una prostituta nel letto asciutto di un fiume. Questo non l’ho più dimenticato. Quand’ero all’accademia d’arte, si facevano infinite discussioni su cosa fosse l’arte. L’atto artistico di De André per me è un ottimo esempio. Da un trafiletto sul ritrovamento di un cadavere, alla canzone di Marinella. Pura poesia esistenziale.
Non penso però che se avessi proposto allora quest’esempio lo avrebbero accettato appassionatamente. Probabilmente l’avrebbero classificato come un esempio di patetismo romantico. È un processo artistico privo di quel discorso intellettuale tanto amato in Germania che all’inizio appoggiavo vivamente, finché notai che l’intellettualità oltre ad essere a volte puro cerebralismo diventava anche un ostacolo a quello che per me è la cosa più importante nell’arte: la ricerca della semplicità.


*Nota aggiunta a postumi dall’autore.
Si desidera far presente che il concetto Leopardiano della rimembranza, non è da comprendersi solo come un semplice atto del ricordare, bensì come un atto del rivivere delle sensazioni.
Ancora il Leopardi sulla rimembranza: .. vale a dire, proviamo quella tal sensazione, idea, piacere, ec., perché ci ricordiamo e ci si rappresenta alla fantasia quella stessa sensazione, immagine ect., provata da fanciulli, e come la provammo in quelle stesse circostanze. Così che la sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è un’immagine degli oggetti, ma della immagine fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso della immagine antica.
Giacomo Leopardi. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura